Collettiva, una mostra e un ciclo di conferenze promosse da DIDE Genova, con il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova. A cura di Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda, Antico Convento di Santa Maria di Castello, Genova 18- 22 Maggio 2022, ore 10-22
3 architetti in dialogo con 14 artisti contemporanei: Massimo Facchinetti, Enrico Frigerio, Massimo Roj con Maria Cristina Carlini, Max Casacci, Mario De Leo, Flavio Di Renzo, Pina Inferrera, Flavio Lucchini, Max Marra, Ercole Pignatelli, Pier Paolo Pitacco, Alfredo Rapetti Mogol, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, Giovanni Ronzoni, Michele Sangineto, Giorgio Scianca.
“CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo” è una mostra e serie di incontri interdisciplinari e multiculturali che si terranno dal 18 al 22 maggio 2022, all’interno degli spazi del convento di Santa Maria di Castello, durante le giornate di Genova BeDesign Week.
Sono stati invitati a portare il loro contributo architetti, designer, artisti, musicisti, che da punti di vista differenti convergeranno le loro proposte e suggestioni, su alcuni tra più interessanti elementi progettuali su cui si fonda la percezione dell’ambiente reale: il suono, la luce e il tempo. Elementi che concorrono a determinare la condizione qualitativa dello spazio abitativo nella quale fluttuiamo quotidianamente.
Nello spettacolare scenario della chiesa di Santa Maria di Castello e annesso convento, datati XII secolo, prende vita la mostra CALEIDOSCOPIO curata da Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda, in un momento particolare dell’attuale crisi globale, in cui le discipline del progetto e della creatività sono chiamate a correggere gli errori disegnati dalle prospettive consumistiche e a dare risposte in un periodo difficile ed estremamente complesso della storia dell’umanità.
Tra gli artisti chiamati a partecipare Flavio Lucchini espone le sue architetture di Dubai.
Lucchini è stupito dai grattacieli degli Emirati Arabi, dove convivono le usanze più antiche e le architetture più avveniristiche. Resta colpito dai grandi cambiamenti (“la scienza è veloce, la civiltà lenta”) e vuole testimoniare le contraddizioni del mondo contemporaneo. I grattacieli di Dubai, moltiplicati, modificati, colorati rendono la tensione di un tessuto urbano che non ha più limiti e si spinge sempre più lontano dalla nostra idea di città.
“Quando studiavo architettura al Politecnico di Venezia mi aveva entusiasmato Le Corbusier. L’uomo doveva utilizzare l’abitazione come una “machine à habiter”, funzionale e con tanti servizi condivisi. Oggi le popolazioni tendono a concentrarsi nelle grandi metropoli per mille ragioni. Ma in ognuno di noi resterà sempre vivo il desiderio di vivere romanticamente in una casetta tutta nostra in una bellissima parte del mondo.
I miei grattacieli, costruiti sulla sabbia del deserto, testimoniano la potenza l’ingegno e la capacità dell’uomo nell’intervenire e modificare la natura. Meraviglia, orgoglio, angoscia nello stesso tempo”.