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Flavio Lucchini nasce a Curtatone (MN) nel 1928. Frequenta la facoltà di Architettura di Venezia e il Politecnico di Milano e in seguito l’Accademia di Brera. Insegna disegno e storia dell’arte alle scuole medie, a Mantova e in provincia di Milano. Dal 1960 si occupa di grafica, distinguendosi per l’avaguardia del suo lavoro. Chiamato al Corriere della Sera progetta Amica nel 1962. Nel 1965 per conto di Condé Nast lancia Vogue Italia e crea tutte le nuove testate del gruppo (L’Uomo Vogue, Casa Vogue, Vogue Bambini, Lei-Glamour ecc.), fino al 1979. Nel 1967 fonda con Giancarlo Iliprandi, Horst Blachian, Pino Tovaglia e Till Neuburg l’Art Directors Club di Milano. Nel 1980 torna al Corriere della Sera e fonda in società con il gruppo Rizzoli/Corriere della Sera Edimoda, prima casa editrice italiana specializzata per pubblicazioni di alto target moda. Crea Donna, Mondo Uomo, Moda e altre testate che influenzeranno contenuti e grafica dei femminili di tutto il decennio. E’ il personaggio più influente dell’editoria di moda, un talent-scout che scopre e sostiene molti giovani che diventeranno grandi stilisti, fotografi, giornalisti di successo. 
Nel 1983 fonda a Milano insieme alla moglie Gisella Borioli Superstudio 13, primo centro per la fotografia e l’immagine, cui aggiunge nel 2000 Superstudio Più, grande complesso dedicato a moda, arte, design e comunicazione e infine nel 2021 Superstudio Maxi centro per eventi iper-tecnologico e completamente ecosostenibile. 
Nel 1993 è richiamato a capo di Condé Nast Italia, ruolo che accetta solo come consulenza temporanea nell’intento di dedicarsi totalmente alla sua passione di sempre. Lascia tutti i prestigiosi incarichi e approfondisce la sua ricerca che esplora i rapporti tra arte e moda. Per anni lavora in totale riservatezza, sperimentando tecniche e materiali, accumulando opere, soprattutto sculture e altorilievi, di grande pathos, in cui non manca mai una sottile ironia. “Mi muovo tra classicismo e new pop, in una sorta di filo diretto tra Canova e Jeff Koons. Mi interessa il mistero, la magia della moda, divinizzarla e, nello stesso tempo, dissacrarla”. Dopo la lunga carriera di art-director sotto i riflettori, come artista si allontana da ogni presenzialismo e si isola nel suo atelier. 
Solo dopo quindici anni di ricerca artistica accetta di partecipare alle prime mostre. Nel 2004 pubblica il libro “Dress-Art”, una vita nella moda, nel 2010 esce “From Fashion to Art: the Vogue Lesson” di Luca Beatrice, edizioni Skira. 
Nel 2008 vince il Premio speciale per la Scultura di Arte Laguna. Nel 2011 viene invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Regione Lombardia, a cura di Vittorio Sgarbi. Nel 2012 la mostra antologica istituzionale "Sul sogno del corpo che 'abita’" con più di cento opere esposte a Palazzo Ducale, Sabbioneta (MN). 
Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Nel 2018 una grande serata di gala è organizzata in Triennale Milano per festeggiare il suo novantesimo compleanno, con una installazione di sculture dell’artista e la preview del video “La Moda in altro modo”, reportage degli anni d’oro della moda italiana che tanto deve a Lucchini, con il contributo di Oliviero Toscani e Giovanni Gastel.
Sempre nel 2018 pubblica “Cahier” un piccolo libro di disegni inediti ispirati alle collezioni di Armani, Gigli e Versace, numerati e firmati in limited edition di 100 copie, e la sua biografia “Il Destino. Dovevo fare il contadino ma ho incontrato la moda (non sono uno stilista)”, 90 memorie di esperienze nella moda e nell’arte. 
Nel 2021 apre al pubblico in modo permanente il nuovo FlavioLucchiniArt Museum, al Superstudio Più, con il suo atelier e un imponente archivio di oltre 500 opere molte delle quali inedite, tutte da scoprire e riscoprire.
Vive tra Milano e Dubai, città che ha ispirato opere digitali di grande attualità tra cui i Burqa e gli Skyscrapers.

Il percorso artistico

Il suo percorso artistico si snoda dagli altorilievi Circus- Fashion Lunapark dei primi anni '90, iconici e esagerati ai Dress Toys (1993/95), cubetti irregolari in ferro laccato a colori o in acciaio cor-ten, casualmente disposti a rappresentare figure e vestiti come fossero costruzioni di bambini, ai Totem urbani, di ferro, acciaio, ghisa, anche in grandi dimensioni per spazi all'aperto. Con i Gold, sculture in bronzo dorato o rivestite di foglia d'oro, crea piccoli idoli pagani, un omaggio ai vestiti-mito dei nostri tempi mentre la lunga serie dei Dress Memory, in resina bianca laccata, ipotizza tracce indistruttibili di moda, una sorta di archeologia dell'abito che affiora dalla materia, come reperti di un tempo che fu. I Ghost e le grandi sculture Haute Couture sono tracce di abiti indimenticabili. 
Poi il registro cambia, Lucchini si avvicina sempre più all'estetica pop, ai toys. Osserva le teen-ager ancora bambine ma già donne, con i loro ombelichi in vista e i codici delle loro tribù: ecco le Dolls, giocose sculture, ingenue e sfrontate, ironiche e colorate ragazzine dei nostri tempi, ecco i Marshmallows, opere zuccherine, bambole e pupazzi dal tratto infantile, i Flowers, grandi fiori immaginari. Le Faces, volti di donna, i lineamenti che mutano con la luce, sono una riflessione sulle diverse identità e sulla chirurgia estetica che rende tutte uguali. Oltre la moda: Lucchini, attento ai fenomeni sociali, rilegge a suo modo l'abito, da lontano e si sta insinuando profondamente nel presente e nel mondo occidentale. I Burqa, opere digitali e sculture riflettono sulla donna negata, sulla insopprimibile voglia di essere se stesse, anche utilizzando un linguaggio provocatorio, i codici del fashion e della pubblicità. La ricerca di Lucchini continua tra sacro e profano, con una rivisitazione digitale delle più famose opere a tema religioso del passato contaminate dalle icone e dai comportamenti di oggi. Ultimo capitolo, l’utilizzo della realtà aumentata per far apparire le sue sculture monumentali ovunque nel mondo con l’utilizzo dello smartphone. 

Dall'alto: il grande art director di “Vogue America” Alexander Liberman con Lucchini, Connecticut 1971; sul set de L'Uomo Vogue con Andy Warhol e Olivero Toscani, New York 1975; con Yves Saint Laurent, Parigi; con la moglie Gisella Borioli in atelier, Milano 2005; Todi Festival, 2013; ritratto, foto Giovanni Gastel, 2018.


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